Job design per il wellbeing
Il 2021 è l’anno delle sfide, delle sperimentazioni, del mettersi alla prova: per chi le aziende le guida, per i dipartimenti HR, per tutte le persone alla ricerca della giusta produttività e del proprio personale life balance.
Progettare il lavoro per permettere alle persone non soltanto di essere produttive, ma di stare bene, coscienti del fatto che quello “stare bene” è diverso per ognuno di noi.
L’azienda intesa come comunità di persone – concetto che ci riporta alla costruzione d’impresa di Adriano Olivetti – è tornata più che attuale durante il primo faticoso lockdown del 2020, quando la salute, anche mentale, delle persone è diventata priorità di molte imprese.
A dire il vero il wellbeing era un tema già parecchio dibattuto, nell’idea che l’azienda non ti dia solo lavoro e stipendio, ma ti accompagni anche in maniera più ampia.
Il benessere dei lavoratori è oggi una priorità assoluta, in gran parte per la diffusa consapevolezza che supporti le performance aziendali.
Eppure molte organizzazioni stanno perdendo una più grande opportunità: integrare il wellbeing nella progettazione del lavoro stesso. Questo sposta l’attenzione al di là degli interventi a sostegno del benessere individuale verso un benessere più ampio del team e dell’organizzazione in generale.
Così facendo, le organizzazioni possono ristrutturare il lavoro in modo da aiutare i lavoratori non solo a sentirsi meglio, ma anche a dare il meglio di sé, rafforzando il legame tra benessere e risultati organizzativi e promuovendo un maggiore senso di appartenenza in generale.
Secondo i dati emersi da Human Capital Trends 2020 di Deloitte, l’80% delle aziende afferma che il benessere dei lavoratori è importante o molto importante per il proprio successo nei prossimi 12-18 mesi, ma solo il 12% dice di essere molto pronta ad affrontare questo problema.
Il mercato globale del wellbeing aziendale è cresciuto del 7% e probabilmente continuerà a crescere, passando da 53,6 miliardi di dollari nel 2018 e raggiungendo 90,7 miliardi di dollari entro il 2026 (Fonte Grand View Research).
Le due sfide da affrontare:
1.Ascoltare e osservare le esigenze reali delle persone
Con il 2021, caring e wellbeing diventano parte della capacità di attraction e retention delle imprese, che devono allora affrontare questa sfida partendo dall’ascolto delle proprie persone.
Vanno analizzate le richieste e osservati i comportamenti, compreso cosa li fa stare male e cosa invece fanno senza problemi e poi progettare i lavori su misura, come un abito di sartoria.
Anche comunicare il purpose dell’azienda è un modo per prendersi cura delle proprie persone. Sentirsi connessi e contribuire con il proprio lavoro a un purpose più grande è una fonte di benessere.
2.Progettare i lavori su misura per il loro wellbeing
Dobbiamo essere coscienti del fatto che la declinazione pratica dello “stare bene” è diversa per ogni persona.
Le aziende che per prime metteranno wellbeing e people caring al centro della propria strategia avranno un grande vantaggio sulla capacità di portare a bordo i talenti e migliorare, attraverso le persone, i risultati di business.
Per concludere, per rispondere al nuovo trend Job design per il benessere aziendale, diventano quindi fondamentali per i reparti HR gli strumenti di mappatura e valutazione della competenze sia hard che soft, utili a identificare i gap formativi, aree di potenziale sviluppo, anche per finalità organizzative e riorganizzative aziendali.
Job design per il wellbeing
Il 2021 è l’anno delle sfide, delle sperimentazioni, del mettersi alla prova: per chi le aziende le guida, per i dipartimenti HR, per tutte le persone alla ricerca della giusta produttività e del proprio personale life balance.
Progettare il lavoro per permettere alle persone non soltanto di essere produttive, ma di stare bene, coscienti del fatto che quello “stare bene” è diverso per ognuno di noi.
L’azienda intesa come comunità di persone – concetto che ci riporta alla costruzione d’impresa di Adriano Olivetti – è tornata più che attuale durante il primo faticoso lockdown del 2020, quando la salute, anche mentale, delle persone è diventata priorità di molte imprese.
A dire il vero il wellbeing era un tema già parecchio dibattuto, nell’idea che l’azienda non ti dia solo lavoro e stipendio, ma ti accompagni anche in maniera più ampia.
Il benessere dei lavoratori è oggi una priorità assoluta, in gran parte per la diffusa consapevolezza che supporti le performance aziendali.
Eppure molte organizzazioni stanno perdendo una più grande opportunità: integrare il wellbeing nella progettazione del lavoro stesso. Questo sposta l’attenzione al di là degli interventi a sostegno del benessere individuale verso un benessere più ampio del team e dell’organizzazione in generale.
Così facendo, le organizzazioni possono ristrutturare il lavoro in modo da aiutare i lavoratori non solo a sentirsi meglio, ma anche a dare il meglio di sé, rafforzando il legame tra benessere e risultati organizzativi e promuovendo un maggiore senso di appartenenza in generale.
Secondo i dati emersi da Human Capital Trends 2020 di Deloitte, l’80% delle aziende afferma che il benessere dei lavoratori è importante o molto importante per il proprio successo nei prossimi 12-18 mesi, ma solo il 12% dice di essere molto pronta ad affrontare questo problema.
Il mercato globale del wellbeing aziendale è cresciuto del 7% e probabilmente continuerà a crescere, passando da 53,6 miliardi di dollari nel 2018 e raggiungendo 90,7 miliardi di dollari entro il 2026 (Fonte Grand View Research).
Le due sfide da affrontare:
1.Ascoltare e osservare le esigenze reali delle persone
Con il 2021, caring e wellbeing diventano parte della capacità di attraction e retention delle imprese, che devono allora affrontare questa sfida partendo dall’ascolto delle proprie persone.
Vanno analizzate le richieste e osservati i comportamenti, compreso cosa li fa stare male e cosa invece fanno senza problemi e poi progettare i lavori su misura, come un abito di sartoria.
Anche comunicare il purpose dell’azienda è un modo per prendersi cura delle proprie persone. Sentirsi connessi e contribuire con il proprio lavoro a un purpose più grande è una fonte di benessere.
2.Progettare i lavori su misura per il loro wellbeing
Dobbiamo essere coscienti del fatto che la declinazione pratica dello “stare bene” è diversa per ogni persona.
Le aziende che per prime metteranno wellbeing e people caring al centro della propria strategia avranno un grande vantaggio sulla capacità di portare a bordo i talenti e migliorare, attraverso le persone, i risultati di business.
Per concludere, per rispondere al nuovo trend Job design per il benessere aziendale, diventano quindi fondamentali per i reparti HR gli strumenti di mappatura e valutazione della competenze sia hard che soft, utili a identificare i gap formativi, aree di potenziale sviluppo, anche per finalità organizzative e riorganizzative aziendali.