La nuova Global Mobility
Giovanna Benedettelli – FuturingYOU, HR Business Advisory.
Oggi la global mobility è uno strumento essenziale per l’attrattività del datore di lavoro. Progressivamente, stiamo assistendo ad una mobilità sempre più complessa, e in alcuni casi, è già presente anche una mobilità tra aziende che determina la condivisione di talenti.
I team HR devono dunque mettere in atto delle politiche “ad hoc” per adeguarsi a questo nuovo scenario.
Più grande è l’azienda, più importante sarà la mobilità globale in futuro.
I progetti di mobilità diventeranno probabilmente più brevi, con dipendenti che lavoreranno all’estero in missione per un massimo di 3 mesi in un anno.
Si prevede anche un aumento del numero di “pendolari“, ovvero di dipendenti che vivono e lavorano in Paesi diversi. Questa tendenza si adatta certamente al panorama aziendale in costante evoluzione e soddisfa la flessibilità della Generazione Y.
La sfida sarà quella di assicurarsi che i team abbiano il dipendente giusto nel posto giusto al momento giusto, con tutte le misure necessarie in materia di immigrazione, tasse e sicurezza sociale.
I programmi di mobilità globale sono costosi, soprattutto quando si trasferiscono intere famiglie, e il ritorno sugli investimenti (ROI) può essere poco chiaro. Possono essere complessi, come ad esempio il raggiungimento di nuove quote per le donne con esperienza di leadership internazionale. Questo influenzerà la direzione strategica delle aziende e quindi le loro decisioni in materia di mobilità globale. Data analytics e tecnologia di mobilità digitale saranno fondamentali.
Naturalmente è fondamentale un attento monitoraggio di chi è pronto a partire per una missione, tuttavia, sembra che siano poche le aziende che lo fanno. In un recente studio effettuato da PWC è emerso che solo il 9% dei datori di lavoro internazionali effettua un sondaggio annuale sui propri dipendenti per sapere chi è pronto per una missione di mobilità. Inoltre, è emerso che quasi il 30% dei datori di lavoro internazionali non ha un processo in atto per sapere quali dipendenti sono disponibili per una missione all’estero.
I costi di conformità e i controlli sull’immigrazione saranno le principali sfide per la mobilità in futuro.
In particolare, nel settore sanitario, che fa molto affidamento su dipendenti internazionali, c’è anche preoccupazione per i controlli sull’immigrazione.
Una soluzione, potrebbe essere quella di istituire all’interno delle aziende, una divisione centralizzata specializzata in materia di trasferimenti e in una solida gestione dei dati.
In alternativa, soprattutto per le aziende di medie dimensioni, tale ruolo potrebbe essere esternalizzato, affidandosi a consulenti HR esperti in tema di global mobility.
“Il mondo è un villaggio globale.”
Marshall McLuhan
La nuova Global Mobility
Giovanna Benedettelli – FuturingYOU, HR Business Advisory.
Oggi la global mobility è uno strumento essenziale per l’attrattività del datore di lavoro. Progressivamente, stiamo assistendo ad una mobilità sempre più complessa, e in alcuni casi, è già presente anche una mobilità tra aziende che determina la condivisione di talenti.
I team HR devono dunque mettere in atto delle politiche “ad hoc” per adeguarsi a questo nuovo scenario.
Più grande è l’azienda, più importante sarà la mobilità globale in futuro.
I progetti di mobilità diventeranno probabilmente più brevi, con dipendenti che lavoreranno all’estero in missione per un massimo di 3 mesi in un anno.
Si prevede anche un aumento del numero di “pendolari“, ovvero di dipendenti che vivono e lavorano in Paesi diversi. Questa tendenza si adatta certamente al panorama aziendale in costante evoluzione e soddisfa la flessibilità della Generazione Y.
La sfida sarà quella di assicurarsi che i team abbiano il dipendente giusto nel posto giusto al momento giusto, con tutte le misure necessarie in materia di immigrazione, tasse e sicurezza sociale.
I programmi di mobilità globale sono costosi, soprattutto quando si trasferiscono intere famiglie, e il ritorno sugli investimenti (ROI) può essere poco chiaro. Possono essere complessi, come ad esempio il raggiungimento di nuove quote per le donne con esperienza di leadership internazionale. Questo influenzerà la direzione strategica delle aziende e quindi le loro decisioni in materia di mobilità globale. Data analytics e tecnologia di mobilità digitale saranno fondamentali.
Naturalmente è fondamentale un attento monitoraggio di chi è pronto a partire per una missione, tuttavia, sembra che siano poche le aziende che lo fanno. In un recente studio effettuato da PWC è emerso che solo il 9% dei datori di lavoro internazionali effettua un sondaggio annuale sui propri dipendenti per sapere chi è pronto per una missione di mobilità. Inoltre, è emerso che quasi il 30% dei datori di lavoro internazionali non ha un processo in atto per sapere quali dipendenti sono disponibili per una missione all’estero.
I costi di conformità e i controlli sull’immigrazione saranno le principali sfide per la mobilità in futuro.
In particolare, nel settore sanitario, che fa molto affidamento su dipendenti internazionali, c’è anche preoccupazione per i controlli sull’immigrazione.
Una soluzione, potrebbe essere quella di istituire all’interno delle aziende, una divisione centralizzata specializzata in materia di trasferimenti e in una solida gestione dei dati.
In alternativa, soprattutto per le aziende di medie dimensioni, tale ruolo potrebbe essere esternalizzato, affidandosi a consulenti HR esperti in tema di global mobility.